
Mettete una mano sulla vostra pancia e l’altra sulla vostra testa. Cosa percepite? Vi sembrano due parti del corpo separate e distanti, senza alcuna correlazione? Vi sembra che parlino linguaggi del tutto differenti?
Se è così, ricredetevi.
Intestino e cervello sono molto più interconnessi di quanto pensiate.
È risaputo che gli eventi di natura psichica, quali stress, ansia, felicità ed emozioni di ogni sorta, si manifestino in modo tangibile e talvolta immediato sui processi gastro-intestinali. Anche il linguaggio popolare non lascia dubbi al riguardo: la paura “fa venire la cacarella”, la rabbia “fa montare la bile”, l’ansia “fa chiudere lo stomaco”, e via dicendo…!
Volendo dare una spiegazione scientifica a queste esperienze, potremmo dire che cervello e intestino si inviano costantemente segnali di tipo neurologico (neurotrasmettitori), immunologico (cellule immunitarie) ed endocrino (ormoni), che viaggiano sia nel circolo sanguigno che in quello linfatico, ma soprattutto tramite il sistema nervoso.
Se ne resero conto i ricercatori, quando scoprirono la cosiddetta “fase cefalica” della digestione: mi riferisco alla famosa “acquolina in bocca” e alla secrezione di succhi gastrici scatenati dalla vista o dal profumo del cibo e persino dal suo pensiero, ancora prima che il cibo entri effettivamente a contatto con la bocca o con lo stomaco.
La scoperta più interessante, però, è che questa comunicazione avviene pure in direzione opposta, dall’intestino verso il cervello, e che le condizioni di salute del nostro apparato digerente hanno un’influenza diretta sulla nostra salute mentale, sul tono del nostro umore e la qualità dei nostri comportamenti. Di conseguenza, molti disturbi abitualmente considerati di ordine psicologico affonderebbero le radici proprio nell’alimentazione.
Cos’è l’asse intestino-cervello?
Negli ultimi 15 anni si è cominciato a parlare sempre più diffusamente di “asse intestino-cervello” (Gut-Brain Axis in inglese) per identificare l’insieme di canali tramite i quali l’apparato digerente e il sistema nervoso centrale comunicano tra loro, scambiandosi reciprocamente informazioni.
Il sistema nervoso enterico, ovvero la rete di neuroni che avvolge l’intestino e ne governa le funzioni, è stato definito il nostro “secondo cervello”, in quanto si è scoperto che al suo interno circolano più di 30 neurotrasmettitori diversi, molti dei quali identici a quelli secreti dal sistema nervoso centrale. Parliamo di molecole fondamentali per il nostro benessere psico-fisico: in particolare, oltre il 90% della serotonina in circolo nel nostro corpo si trova a livello intestinale, così come il 50% della dopamina.
Naturalmente (…e come poteva essere altrimenti!) il nostro microbiota ha un ruolo imprescindibile in questo scambio di informazioni. Difatti, la popolazione microbica presente nell’intestino è in grado di produrre una vasta gamma di molecole neuroattive, come acetilcolina, adrenalina e noradrenalina, istamina, acido gamma-aminobutirrico (GABA), melatonina e serotonina, tutti elementi essenziali per la regolazione dei processi digestivi, ma la cui presenza ha effetti che vanno ben aldilà della motilità intestinale, coinvolgendo il sistema nervoso centrale e quindi il nostro stato d’animo, le emozioni che proviamo, i nostri livelli di ansia, paura o rilassamento, e il nostro comportamento sociale.
Quando si verifica un’alterazione del microbiota (disbiosi), infatti, tra gli svariati disturbi che possono insorgere vi sono anche comportamenti ansiosi e depressivi.
La correlazione non è ancora del tutto chiara, ma è stato verificato che esiste un nesso tra svariate malattie psichiatriche e neurologiche (come depressione, ansia, schizofrenia, autismo, Parkinson, Alzheimer e sclerosi multipla) e una specifica composizione del microbiota intestinale, a sua volta correlata con determinate patologie croniche intestinali (sindrome dell’intestino irritabile, malattie infiammatorie intestinali, etc…).
Cibi che curano e cibi che guastano…
Una nuovissima scienza, battezzata “psicobiotica“, si occupa oggi di studiare queste correlazioni, con l’obiettivo di trovare nuove terapie e migliorare la qualità della vita di chi soffre di tali disturbi. L’idea è quella di agire sulla salute del microbiota, utilizzando alcuni noti probiotici appartenenti ai generi Lactobacillus e Bifidobacterium, che si sono rivelati particolarmente benefici per la salute del cervello e per questo sono stati rinominati, appunto: “psicobiotici“.
Al contrario, vi sono alcune sostanze che, alterando la salute del microbiota intestinale, sono capaci di recare danno alla nostra salute fisica e mentale. Un esempio sono alcuni additivi chimici contenuti nei cibi industriali “ultra-processati”: grassi idrogenati, amidi modificati, dolcificanti, coloranti, conservanti, emulsionanti, etc… Si tratta di sostanze artificiali utilizzate per imitare le qualità organolettiche di un alimento naturale e mascherare i difetti di un prodotto di scarsa qualità.
Non tutti gli additivi sono pericolosi, ma l’assunzione a lungo termine di alcuni di essi (un esempio fra tutti: i polifosfati) è in grado di indurre disbiosi e infiammazione intestinale e sembrerebbe correlata anche all’insorgenza di disturbi psicologici e comportamentali.
Insomma, una ragione in più per ridurre al minimo il consumo di prodotti industriali. E una ragione in più per prenderci cura del nostro microbiota, che ancora una volta si dimostra essere la chiave del nostro benessere, non solo fisico, ma anche mentale.
Se volete saperne di più sugli additivi chimici e sui loro effetti collaterali, seguitemi nel mio prossimo articolo…
Una opinione su "La salute mentale comincia dalla pancia"