Perchè non amo la parola “dieta”

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Lo ammetto: sono una “dietista”, ma detesto la parola “dieta”.

…e pensare che in origine era pure una bella parola! Per gli antichi greci δίαιτα indicava l’arco di tempo di una giornata, ma soprattutto il modo di condurre la giornata stessa: quello che oggi chiameremmo “stile di vita”.

400 anni prima di Cristo, Ippocrate di Cos, considerato oggi come il padre della medicina, fu il primo ad utilizzare questa parola per indicare una serie di regole da osservare per mantenerci in buona salute. I pilastri fondamentali della sua dieta erano costituiti da una sana alimentazione, dal riposo e dall’esercizio fisico. Non per niente, dopo 24 secoli, ci ricordiamo ancora della sua frase:

“Fa che il cibo sia la tua medicina

e che la tua medicina sia il cibo”

Si trattava di un approccio olistico, per usare una parola tanto in voga oggi, in cui l’alimentazione si inseriva all’interno di uno stile di vita a 360°. Ogni persona era considerata protagonista della propria salute e responsabile del proprio benessere.

Seguire una dieta significava quindi prendersi cura di sè, in modo amorevole e responsabile.

Nei tempi moderni, il significato originale della parola si è perso e il termine dieta è andato assumendo sempre più il senso di “terapia dimagrante”. Essere a dieta, oggi, è sinonimo di fare sacrifici, imporsi privazioni, escludendo dalla tavola intere categorie di alimenti e riempiendosi di sensi di colpa ogni volta che si sgarra.

Molte persone considerano la dieta come una sorta di “penitenza” da pagare per aver esagerato con il cibo e aver accumulato kili di troppo. La bilancia diventa un giudice impietoso, pronto a condannarci o redimerci, in funzione del numerino che viene fuori quando ci rimettiamo al suo verdetto.

Si ricorre alla dieta, quindi, come rimedio temporaneo, a compensare gli eccessi dei periodi di festa, oppure per tamponare specifici disturbi, ma sempre in attesa di potersene liberare e tornare alle vecchie abitudini.

PERCHE’ LE DIETE NON FUNZIONANO

Il problema è sia di tipo psicologico, poichè spesso la proibizione scatena ancora di più il desiderio e la fame, sia di tipo fisiologico, in quanto la restrizione calorica provoca un forte rallentamento del metabolismo, facendo sì che, non appena si ritorna a mangiare “normalmente”, l’accumulo di grassi sia ancora più rapido.

Le diete temporanee non funzionano perchè non si focalizzano sulla vera causa del problema: le abitudini errate, gli automatismi e le false convinzioni che stanno alla base di un’alimentazione sbagliata.

Inoltre, la classica dieta dimagrante viene prescritta da un professionista (dietologo, dietista o nutrizionista) il quale ha le conoscenze necessarie per redigere un bel foglio A4 da attaccare al frigo con la calamita, sul quale sono indicati con precisione quanti grammi di quale alimento potremo mangiare a colazione, a pranzo e a cena.

…nulla di più lontano dal concetto di Nutrizione Consapevole!

La dieta grammata è, per definizione, una prescrizione unilaterale di regole, che mantiene il paziente in un ruolo passivo. Quello che il nutrizionista dovrebbe essere chiamato a fare è invece il contrario, ovvero accompagnare il paziente in un percorso di consapevolezza e responsabilizzazione che lo porti, con pazienza e gradualità, a prendere in mano le redini della propria salute.

PERCHE’ L’APPROCCIO NON PRESCRITTIVO

L’approccio della Mindful Eating non contempla l’esistenza di diete grammate, nè il controllo costante e maniacale della bilancia o del metro. L’obiettivo invece è quello di accompagnare il paziente a imboccare una nuova strada, apprendendo l’arte di mangiare in modo sano e consapevole, senza eccessi ma anche senza sacrifici, ristabilendo infine una buona relazione con il cibo e quindi con se stessi.

L’approccio di tipo non-prescrittivo si pone in atto come una forma di educazione alimentare dell’adulto, invitandoci ad ascoltare il nostro corpo, comprendendo i nostri bisogni e imparando a nutrirci in modo sano, in piena autonomia, senza bisogno di regole esterne, tabelle e conteggi calorici.

Se vorrete seguirmi, sarò lieta di accompagnarvi in questo viaggio.

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