
“Nutrirsi consapevolmente” significa prima di tutto sapere “cosa” immettiamo nel nostro corpo.
Sembra un’ovvietà… eppure, molti di noi consumano quotidianamente i loro pasti ad occhi bendati. Non mi riferisco soltanto a chi mangia fuori casa e, per forza di cose, non conosce gli ingredienti usati per preparare i piatti che consuma. Mi riferisco anche a chi, come me, ama cucinare e mangiare a casa, e si reca regolarmente al supermercato per fare la spesa… ma non sempre controlla bene cosa mette nel carrello e, di conseguenza, cosa mette nello stomaco.
Leggere le etichette dei prodotti che acquistiamo è il primo passo verso la consapevolezza alimentare, e quindi, verso il rispetto del proprio organismo.
Non starò qui a spiegarvi in modo schematico come è fatta un’etichetta commerciale e tutti i dati che deve riportare per legge… sono cose che sicuramente conoscete già. Per di più, non sempre i prodotti che compriamo hanno un’etichetta vera e propria: penso ad esempio alla frutta che compriamo al mercato, o al pesce preso in pescheria, o alla carne dal macellaio.
Quello che vorrei trasmettere con questo articolo è l’importanza di SCEGLIERE CONSAPEVOLMENTE cosa vogliamo mettere nel nostro piatto, e quindi nel nostro corpo, concedendoci il TEMPO e l’ATTENZIONE necessari per selezionare gli alimenti da comprare.
Prima di acquistare un qualsiasi alimento, dovremmo sempre porci 5 domande:
COSA?
Ovviamente è la domanda principale, ma non è poi così scontata.
I prodotti freschi, come frutta, verdura, pesce e carne, lasciano intuire facilmente la loro natura. Eppure, anche in questo caso dovremmo chiederci se, oltre al frutto, non stiamo comprando pure i pesticidi contenuti nella sua buccia, oltre al pesce il mercurio che questo ha ingerito, oltre alla carne gli ormoni con cui è stato cresciuto l’animale. Per esserne certi, basta scegliere alimenti biologici, coltivati o allevati in modo naturale.
La questione si fa più complessa quando si tratta di prodotti confezionati: in questo caso, l’etichetta rappresenta la carta d’identità del cibo che acquistiamo. Osserviamone il packaging, i colori usati, le immagini di presentazione. Chiediamoci quanti soldi sono stati spesi in pubblicità e quanti nella qualità del prodotto stesso.
Impariamo a leggere sempre la lista degli ingredienti, ricordandoci che questi sono scritti in ordine decrescente, da quello più abbondante a quelli meno presenti.
Attenzione agli ingredienti scritti in neretto, che rappresentano possibili allergeni, ma soprattutto alla presenza di additivi alimentari nocivi alla salute, grassi idrogenati e tutti quegli ingredienti che non esistono in natura: insomma, state attenti a non riempirvi il carrello di “cibo falso”.
Attenzione al contenuto in sale e zucchero, soprattutto quello mascherato, perché suddiviso tra ingredienti dai nomi diversi ma chimicamente (quasi) identici: destrosio, fruttosio, sciroppo di glucosio, etc...
Infine, anche tra gli ingredienti più insospettabili, impariamo a chiederci di cosa si tratta veramente. Per fare un esempio, le tanto sbandierate “uova fresche” di pasta e biscotti sono spesso “ovoprodotti”, ovvero derivati delle uova con l’aggiunta di additivi chimici in abbondanza.
QUANDO?
Questa domanda è molto importante per i prodotti freschi: è importante comprare frutta e verdura di stagione per assicurarsi di mangiare un prodotto ricco di vitamine, minerali, ma soprattutto di gusto.
Per quanto riguarda gli alimenti processati, è fondamentale guardare la data di confezionamento e quella di scadenza, ricordando comunque che quel “preferibilmente entro” significa che saremo noi a stabilire se il prodotto è in buone condizioni, utilizzando i nostri sensi (vista e olfatto).
COME?
Alcuni prodotti o ingredienti sono il risultato di processi industriali per niente salutari: ad esempio, le sottilette sono prodotte a partire dagli scarti di altri formaggi tenuti insieme grazie ai cosiddetti sali di fusione.
In altri casi, la domanda “come è stato prodotto?” chiama in causa dinamiche di sfruttamento intensivo dell’ambiente, come nel caso dell’olio di palma, per la cui produzione vengono abbattute vaste estensioni di foresta equatoriale, privando molte specie animali del loro habitat.
DOVE?
È una domanda che in pochi si pongono, ma nutrirsi consapevolmente significa anche sapere dove sono stati prodotti gli ingredienti dei piatti che mangiamo. Generalmente, in Italia le norme sull’agricoltura e l’allevamento del bestiame sono più stringenti che altrove, il che significa un minor rischio di ingerire pesticidi, micotossine, glifosato, ormoni, antibiotici e quanto altro abbonda nella grande produzione alimentare.
Ma una regola generale della Nutrizione Consapevole è quella di consumare prodotti locali, o come si dice con un’espressione tutta italiana: “a kilometro zero”. Evitare lunghi trasporti aerei significa evitare tanti prodotti chimici necessari a conservare lungamente i prodotti. I marchi DOP e IGP sono garanzia di qualità in questo senso.
CHI?
Infine, una domanda che si pongono ancora meno persone quando fanno la spesa… Dietro ogni prodotto (anche non alimentare) c’è una realtà di persone che hanno lavorato per ottenerlo: braccianti agricoli, imprenditori e operai, grafici pubblicitari, trasportatori, etc… Alcuni alimenti di provenienza straniera (ma purtroppo anche alcuni prodotti italiani) sono frutto di sfruttamento della manodopera: ad esempio, le condizioni di lavoro nei bananeti in Ecuador sono spesso pessime.
Se vogliamo essere certi di mangiare prodotti “sani” dal punto di vista umano, scegliamo ogni volta possibile prodotti locali e biologici, magari comprati direttamente dal produttore, o provenienti dalla filiera “equo e solidale”.
Una opinione su "5 domande per fare bene la spesa"