Cibo pronto? No, grazie, cucino io!

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Nel mio ultimo articolo si parlava dell’importanza di scegliere bene i prodotti che acquistiamo e di leggere bene le etichette. Ma diciamoci la verità: se leggessimo con attenzione tutte le etichette di tutti i prodotti presenti in un supermercato, con l’idea di selezionare solo prodotti genuini, ci sarebbe da mettersi le mani ai capelli…! Interi reparti del supermercato sarebbero banditi, ma anche tra i prodotti più insospettabili ci sarebbe da fare una dura selezione!

Volendo fare una graduatoria dei prodotti “da non comprare”, tra i primi posti dovremmo inserire certamente i “cibi pronti”, quelli che ci vendono perché semplificano la nostra giornata: basta spacchettare, riscaldare… e il gioco è fatto!

Il problema è che i cibi pronti sono alimenti ultra-processati, prodotti da grosse industrie per ricavare il massimo profitto. Spesso gli ingredienti utilizzati sono scelti tra i più scadenti, proprio per mantenere i costi bassi. Queste materie prime di scarsa qualità passano attraverso svariati macchinari e vengono miscelate con un mix di additivi chimici, l’uno necessario a controbilanciare l’effetto dell’altro (es: uno sbiancante per mascherare l’ingiallimento dato da un addensante), fino a perdere completamente l’aspetto originale e assumerne uno gradevole per il consumatore.

Volete un esempio? Osservate queste 2 immagini, tratte dal documentario francese “La grande malbouffe” (che trovate qui in versione sottotitolata in italiano):

Quella a sinistra è un’immagine al microscopio di un pezzetto di carne di pollo, in cui è possibile riconoscere le fibre muscolari intatte.

Quella a destra è un’immagine al microscopio di un pezzetto di “carne ricomposta”, un preparato alimentare ottenuto a partire da residui di cosce, pelle e ali di pollo, finemente tritati e assemblati, utilizzato dall’industria per confezionare dei cordon-bleu precotti e congelati. Al suo interno, i tessuti muscolari sono completamente disintegrati e i frammenti tenuti insieme da un additivo che, trattenendo l’acqua (parti bianche), riesce a gonfiare artificialmente il prodotto finale. Il costo della carne ricomposta è circa 15 volte più basso della carne di pollo “integra” ed essendo di consistenza morbida, è possibile ricomporla in forma standardizzata. Il problema è che in etichetta non troveremo scritto “carne ricomposta”, bensì candidamente “carne di pollo”…!

Quando consumiamo un prodotto ultra-trasformato, spesso non ingeriamo semplicemente “sostanze nutritive”, bensì “sostanze chimiche che tengono insieme frammenti di sostanze nutritive”.

QUALE SOLUZIONE?

La soluzione più radicale per mangiare in modo salutare sarebbe quella di coltivare da sè il proprio orto e allevare i propri animali.

Il ritorno all’agricoltura è una scelta sempre più diffusa tra le nuove generazioni, frutto proprio della consapevolezza di vivere in un mondo troppo inquinato e del desiderio di riappropriarsi della propria alimentazione. Certo, una scelta non facile e non alla portata di tutti.

Una soluzione meno drastica, e certamente compatibile con la vita cittadina, è quella di acquistare ingredienti biologici, locali e di stagione. Ma soprattutto, ingredienti semplici, singole componenti da abbinare tra loro in cucina.

…TORNIAMO IN CUCINA!

Una delle mie ricette di pasta preferite è: gorgonzola, radicchio e noci.

Tre ingredienti, più la pasta quattro, che combinati insieme danno un gusto strabiliante e mettono insieme nutrienti differenti e complementari: carboidrati complessi, proteine e fibra dalla pasta (…rigorosamente integrale!), grassi e proteine dal formaggio, vitamine e minerali dal radicchio, e ancora grassi polinsaturi omega3, proteine vegetali, magnesio, potassio e calcio dalle noci.

Al contrario, la maggior parte degli alimenti prodotti industrialmente (sughi pronti, piatti precotti confezionati, ma anche pancarré, creme spalmabili e biscotti per la colazione) contengono una lista lunghissimi di ingredienti, spesso incomprensibili e sconosciuti. Potete stare certi che oltre la metà di quegli ingredienti è inutile, se non dannosa.

Se producessimo in casa quello stesso prodotto industriale che ci piace tanto, useremmo sicuramente meno ingredienti, tutti semplici e naturali, evitando del tutto additivi chimici. Inoltre potremmo controllare i metodi di cottura, scegliendo procedimenti salutari, come la cottura al forno o al vapore, ed evitando eccessi di sale e di zucchero, grassi idrogenati e condimenti poco sani.

Ma non è solo una questione di salute.

Cucinare rappresenta prima di tutto un modo di prenderci amorevolmente cura del nostro organismo e di quello dei nostri commensali.

Cucinare è anche un atto creativo, che stimola la fantasia e sviluppa la manualità, e per queste ragioni è un’attività perfetta da condividere con i bambini.

Cucinare rilassa, libera la mente, riduce l’ansia e produce buonumore.

Se non vogliamo lanciarci nel buio, possiamo sempre seguire una ricetta, ne troveremo un’infinità in rete. Sarà comunque un modo più consapevole e lucido di occuparsi del nostro nutrimento.

Classificazione: 5 su 5.

Una opinione su "Cibo pronto? No, grazie, cucino io!"

  1. Grazie per l’articolo di cui, ovviamente, condivido in pieno i contenuti. il problema è che spesso si fa confusione fra le priorità da dare a quello che facciamo durante la giornata, relegando i ritagli alla “cura” (attraverso quello che mangiamo) della nostra salute.

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