
Oltre al metodo Dieta GIFT, di cui vi ho parlato nei precedenti articoli, l’altra scuola di pensiero a cui mi ispiro professionalmente è quella del “COACHING NUTRIZIONALE”. Scopriamo insieme di cosa si tratta…
COS’È IL COACHING?
Il termine “COACHING” veniva usato negli Stati Uniti sin dagli inizi del secolo scorso, per riferirsi al rapporto tra allenatore e squadra sportiva: il “coach” era colui che, oltre a fornire istruzioni tecniche e strategie di gioco, seguiva i giocatori dal punto di vista emotivo, li stimolava a dare il meglio di sé e creava il giusto spirito di gruppo per affrontare gli avversari con carica e sicurezza.
A partire dagli anni ’70, questo approccio venne applicato con successo in altre aree, come quella dell’educazione, del benessere e degli affari. In qualsiasi campo ci troviamo,
la figura del “COACH” è quella di un professionista, esperto di crescita personale, che si propone di aiutare gli altri (singolo individuo o gruppo di persone) a raggiungere determinati obiettivi personali o professionali, attraverso l’acquisizione di una maggiore consapevolezza di sé e fiducia nelle proprie capacità.
COS’È IL COACHING NUTRIZIONALE?
L’espressione “COACHING NUTRIZIONALE” è stata ideata diversi anni fa dalla Dott.ssa Cinzia Dalla Gassa, fondatrice della scuola di formazione per nutrizionisti BeWell Academy, di cui ho avuto il piacere di seguire diversi corsi.
Il nutrizionista che vuole applicare il metodo del coaching, non si limita a prescrivere al suo paziente una dieta grammata da seguire pedissequamente. Al contrario, il suo obiettivo è quello di accompagnare il paziente in un percorso che parte dalla CONSAPEVOLEZZA dei propri bisogni alimentari e dall’ASCOLTO dei segnali proprio corpo, per poi passare a definire con chiarezza l’OBIETTIVO che si vuole raggiungere, e solo a questo punto fornire gli STRUMENTI pratici da mettere in atto nella vita quotidiana, allo scopo di modificare vecchie abitudini e crearne nuove.
Il paziente diventa così protagonista attivo del proprio percorso di cambiamento.
COME CAMBIA IL RAPPORTO MEDICO-PAZIENTE
Quando abbiamo un problema di salute e ci rechiamo da un professionista, siamo sicuri di uscire dallo studio con un foglio di carta su cui sta scritta una terapia da seguire (e probabilmente dei farmaci da acquistare) che farà sparire il nostro problema come una bacchetta magica. In realtà, la nostra percezione del problema non è cambiata minimamente, non ne sappiamo di più, né tanto meno abbiamo capito in che modo la terapia dovrebbe essere risolutiva del nostro problema.
In alcuni casi non lo sarà affatto, perché il professionista non si è preso la briga di indagare a fondo al problema, ma ha prescritto qualcosa che va a tamponare solo i sintomi più evidenti. Un “palliativo”. Il nostro problema si allevierà per qualche tempo, ma prima o poi si ripresenterà, magari ancora più esacerbato.
In altri casi, potrebbe trattarsi di una terapia davvero efficace, eppure dopo poco tempo il paziente si stancherà di seguirla e la abbandonerà (e questo succede molto spesso in ambito nutrizionale), accrescendo ancora di più il suo senso di IMPOTENZA e INSODDISFAZIONE.
Perché?
Quando il professionista tratta il paziente “dall’alto in basso”, prendendo decisioni unilaterali sulla sua salute, sta saltando un passaggio fondamentale del percorso terapeutico, ovvero: la RICERCA della MOTIVAZIONE.
…QUESTIONE DI MOTIVAZIONE
La MOTIVAZIONE è l’ingrediente segreto di qualsiasi percorso terapeutico, soprattutto quando questo prevede un cambiamento profondo di stile di vita.
Non serve una forte motivazione per mandare giù un’aspirina che mandi via il mal di testa, ma certamente ne serve una ben più chiara e profonda per decidere di rendere la propria vita meno stressante e dimenticare PER SEMPRE il mal di testa! Una decisione del genere comporta infatti scelte importanti: ad es. fare una passeggiata al giorno all’aria aperta, coltivare degli hobby gratificanti, fare sport o meditazione, instaurare rapporti migliori con i colleghi di lavoro o con i propri familiari, etc…
Ecco: il coach è una persona capace di mettersi in ASCOLTO del paziente e tirare fuori la sua reale e personalissima MOTIVAZIONE che lo ha spinto a cercare aiuto. Inoltre, il coach si pone l’obiettivo di SOSTENERE la motivazione del paziente lungo tutto il percorso terapeutico, per aiutarlo a superare gli ostacoli e raggiungere gli obiettivi.
Una motivazione forte riesce a trasformare le convinzioni autolimitanti, che ci impediscono di raggiungere i risultati che vorremmo (es: “vorrei, ma non posso”, oppure: “non ci riuscirò mai”), in convinzioni potenzianti e funzionali (“ecco, posso farcela” e infine… “ecco, ce l’ho fatta!”).
Una motivazione forte ci permette di affrontare un percorso di cambiamento dello stile alimentare con il sorriso e senza frustrazione, fiduciosi che ogni piccolo passo che compiamo è un passo verso il nostro benessere e un gesto di amore per noi stessi.
Infine, una motivazione forte ci permette di ri-costruire un rapporto di pace e amicizia col cibo, laddove in passato questo rapporto fosse stato controverso e burrascoso.
Questo approccio ha il vantaggio di dare al paziente un forte senso di “empowerment”, di fiducia in se stesso e nelle proprie capacità, con la possibilità di ampliarne nel tempo il raggio d’azione e ottenere un’ampia gamma di risultati anche al di là dell’aspetto nutrizionale.
Se vuoi cominciare questo meraviglioso percorso al fianco di una professionista, contattami oggi…! Il primo passo da compiere è: “non procrastinare” 😉
Un articolo molto, molto interessante. Complimenti!
"Mi piace""Mi piace"