Cibo vero o cibo falso?

Photo by Foodie Girl

Personalmente, non riesco a fare la spesa di fretta. Per ogni prodotto da comprare, faccio la comparazione tra le marche disponibili, leggo bene tutti gli ingredienti, la provenienza del prodotto, la data di scadenza, etc… Insomma, mi perdo.

Questa mia ossessione per le etichette nasce da una necessità che sento di fondamentale importanza: conoscere il cibo che mangio.

Il corpo umano è un tempio, diceva Ippocrate, e come tale va curato e rispettato.

Mangiare significa introdurre una varietà di sostanze diverse nel nostro corpo: se scegliamo di ingerire “cibo spazzatura” evidentemente stiamo trattando il nostro organismo alla stregua di una “pattumiera”. Se vogliamo nutrirci con amore e rispetto, dobbiamo introdurre cibi sani e “veri”.

La scoperta degli additivi

A partire dal secondo dopoguerra, la tecnologia alimentare ha fatto passi da gigante, inventando modi sempre nuovi di processare gli ingredienti naturali, isolandone i componenti e ricombinandoli per produrre alimenti industriali confezionati.

Allo stesso tempo, l’uomo moderno ha imparato a rifornirsi di cibo non più dalla natura, ma dagli scaffali del supermercato, dove vedeva moltiplicarsi a dismisura la gamma di prodotti a sua disposizione, sempre più capaci di soddisfare il suo palato, di semplificare la sua vita quotidiana, in quanto spesso pronti per essere consumati, e di conservarsi per lunghi periodi di tempo senza deperire.

Per possedere queste virtù, i prodotti industriali devono necessariamente contenere una buona quantità di additivi chimici che servono a (ri)creare artificialmente sapori, colori, consistenze che altrimenti andrebbero persi durante i processi di lavorazione e i lunghi tempi di trasporto, messa in vendita e conservazione in casa.

Insomma, potremmo riferirci ai prodotti industriali ultra-trasformati come “cibo falso”, una copia surrogata degli alimenti naturali che per almeno un milione di anni hanno costituito il “vero” cibo dell’uomo.

Conservanti, coloranti, antiossidanti e correttori dell’acidità, addensanti, emulsionanti, dolcificanti, grassi idrogenati ed esaltatori di sapidità: sono centinaia gli additivi artificiali autorizzati dall’Agenzia Europea per la Sicurezza Alimentare (EFSA), conosciuti con misteriose sigle formate dalla lettera E seguita da 3 cifre.

Cosa si nasconde dietro quelle E

Il problema è che, dietro questi codici all’apparenza innocui, si nascondono a volte sostanze dagli effetti deleteri per la salute.

Il consumo frequente di additivi chimici, infatti:

– induce dipendenza alimentare e consumo compulsivo

– può provocare l’insorgere di intolleranze e allergie

– provoca disbiosi e permeabilità intestinale (leaky gut), con conseguente aumento del rischio di malattie autoimmuni, come il diabete di tipo 1 e la celiachia

– accelera i processi di ossidazione e infiammazione, aumentando il rischio di insorgenza di cancro

accelera l’invecchiamento delle cellule

aumenta il rischio di morte prematura dovuta a patologie come diabete, obesità, malattie cardiovascolari e oncologiche.

In particolare*:

fosfati (E338-343) e polifosfati (E450-52), contenuti in formaggini, salumi e insaccati, hanno la spiccata tendenza a legarsi al calcio, impedendone il corretto assorbimento; inoltre, si accumulano nei vasi sanguigni, accrescendo il rischio cardiovascolare

nitriti e nitrati (E249-52), contenuti soprattutto nei salumi, reagiscono con gli aminoacidi delle proteine formando nitrosammine, composti altamente cancerogeni; inoltre sono capaci di legarsi all’emoglobina, riducendo l’ossigenazione del nostro corpo

– conservanti come acido benzoico (E210) e benzoati (E211-13) inducono iperattività nei bambini

– i mono- e digliceridi degli acidi grassi (E471-2) aumentano la permeabilità della barriera intestinale e promuovono malattie infiammatorie croniche intestinali

– i glutammati (E620-25), spesso riportati in etichetta come estratto di lievito, lievito idrolizzato, estratti di soia o isolati proteici, sono associati alla “sindrome del ristorante cinese” (mal di testa, nausea, senso di oppressione al torace e arrossamento del viso)

– i solfiti (E221-28), contenuti nel vino e nella frutta disidratata, demoliscono alcune vitamine del gruppo B e possono provocare emicrania

– gli edulcoranti artificiali (E950-55) contenuti nei cibi “light”, oltre ad essere considerati cancerogeni, interagiscono con il nostro sistema endocrino, alterando la regolazione della glicemia

margarine e grassi idrogenati (o grassi “trans”) inibiscono l’attività degli enzimi predisposti a scinderli, accumulandosi nel tessuto adiposo e nelle arterie; inoltre alterano la struttura delle membrane delle cellule nervose, aumentando il rischio di malattie degenerative del cervello.

Siamo davvero disposti a pagare questo prezzo per il “piacere” di comprare qualsiasi cosa che l’industria alimentare ci propone?

Se la risposta è no, apriamo bene gli occhi!

La prossima volta che andrete a fare la spesa, immaginate di indossare degli occhiali magici che vi permettano di distinguere tra cibi falsi e cibi veri. Scartate con decisione i primi e andate dritto sui secondi. Acquistate ingredienti semplici e naturali, che anche le nostre nonne avrebbero potuto acquistare, e riscoprite il piacere e l’alchimia di combinare quegli ingredienti in cucina per preparare i vostri piatti.

Piatti tanto gustosi, quanto degni di essere introdotti nel vostro corpo, pardon! …nel vostro tempio.

* Questa lista è, per forza di cose, stringata e riassuntiva. Per informazioni dettagliate su ogni additivo in cui potreste imbattervi, vi consiglio di aprire questa pagina de sito Altromercato e di scaricare la lista degli additivi meno raccomandabili.

Classificazione: 5 su 5.

3 pensieri riguardo “Cibo vero o cibo falso?

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